2017-04-01 Stargate, RSI, Lugano, Switzerland

From DM Live - the Depeche Mode live encyclopedia for the masses
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Notes

Andy Fletcher and Martin Gore were interviewed for RSI's show 'Stargate', in which they are asked questions about the new album 'Spirit' only. RSI uploaded their episode on their site. We downloaded the episode, cut out the song, and re-uploaded it below. Unfortunately the interview is dubbed and it's hard to hear Andy's and Martin's answers if you do not understand Italian.

Fan Roberta Sotgiu kindly provided a transcript in Italian.

  • Duration: 16:52 minutes (out of 32:07 minutes)

Audio

Transcript

SHOW HOST: Il nuovo disco dei Depeche Mode è uscito il 17 marzo e io mi trovo con una bella gatta da pelare per questo 'Stargate'. Vi spiego: io mi trovo a dover parlare di loro ma cosa si può dire che non sia mai stato detto di una formazione che sta puntando ai quarant'anni di carriera ai massimi livelli? Voglio dire, il primo successo della formazione inglese è arrivato in cima alle classifiche in quasi tutto il mondo prima ancora che mio padre conoscesse mia madre, anzi è probabile che la sera del loro incontro nella discoteca che ha dato inizio a quella serie di eventi che poi è diventata la mia vita suonassero proprio 'Just Can't Get Enough'. Questa cosa mi mette un po' soggezione e ringrazio il cielo di non aver dovuto intervistare personalmente Andy Fletch e Martin Gore. Chi l'ha fatto per noi è partito però proprio da questa loro grandezza chiedendo a Andy Fletcher se i Depeche sono consapevoli della dedizione che i loro fan hanno e dell'immensa influenza che hanno sulla vita di milioni di persone sparse per tutto il mondo.

AF: Sono consapevole che abbiamo questo ruolo, siamo in una posizione davvero fortunata perché siamo parte di questa grande band ma facciamo delle vite normali. È una situazione stranissima perché quando sono a Londra sono magari davanti a 50 mila persone e un istante dopo sono a bere nel pub della zona e a nessuno importa di te. Questa cosa è bellissima però resta il fatto che abbiamo una fan base gigantesca.

SHOW HOST: I Depeche Mode sono l'unica band che proviene da quell'era synth pop dei primi anni 80 che non hanno mai fatto un flop. Ecco, come te la spieghi questa cosa?

AF: Credo che sia da ricollegarsi agli inizi della nostra carriera. C'erano un sacco di persone che volevano metterci sotto contratto, praticamente tutte le grandi major, però noi abbiamo scelto Daniel Miller della Mute Records perché ci offriva zero soldi ma ci piaceva la musica della sua etichetta. Grazie a quella decisione abbiamo avuto la possibilità di maturare correttamente, non siamo stati spremuti come vengono spremuti gli artisti delle major normalmente. Avevamo una partnership con Daniel ma ci siamo gestiti per conto nostro e questo ci ha permesso di imparare un sacco sull'industria musicale. Credo che sia questa la ragione per la quale siamo ancora qui oggi.

SHOW HOST: 'Spirit' è uscito il 17 marzo ed è stato anticipato dal singolo 'Where's The Revolution'. Del disco iniziamo a parlare ora e lo facciamo partendo dal titolo. Come mai 'Spirit'?

AF: I titoli degli album sono una cosa strana, 'Violator' ad esempio c'era già nelle fasi iniziali, alcuni invece sono difficili da trovare come questo qui, sembrava che non riuscissimo a trovarne uno fino alla fine mentre ora siamo davanti a un gran bel titolo che ha molti significati: potrebbe averne uno politico, potrebbe rappresentare un fantasma, la parola in inglese può voler dire moltissime cose.

SHOW HOST: Il disco è decisamente politico oltre che carico di frustrazione, di rabbia. Dove sono la speranza, l'ottimismo?

MG: A me piace il titolo 'Spirit', per motivi differenti rispetto ad altri membri della band e probabilmente anche rispetto ai motivi dei fan. Mi piace perché in una delle strofe della canzone 'Fail' si dice “spirit has gone”, lo spirito se n'è andato, e spero che scrivendo un album politico o che può essere considerato tale la gente sia spinta a riflettere, che questo ci aiuti a trovare questo spirito. Per me questo è ottimismo e credo che sia divertente il fatto che il testo di una canzone come 'Fail' sia così triste e che la musica sia così bella e che la canzone finisca con una musica così solare e positiva. Credo che la speranza stia nella musica.

SHOW HOST: Il nuovo album dei Depeche Mode è il 14esimo della discografia della band inglese. È un disco, come abbiamo già detto, marcatamente politico. È un disco che arriva inoltre in un momento molto particolare della situazione socio-politica mondiale e il fatto che i Depeche abbiano iniziato a scriverlo due anni fa forse ci aiuta a mettere le cose in prospettiva. La domanda va quindi rivolta a Martin Gore. Cosa ti ha fatto infuriare a tal punto da voler scrivere un album di questo tipo?

MG: Nessuna canzone era finita due anni fa perché ero all'inizio del processo però mentre stavo iniziando a scrivere le canzoni, prima della Brexit, prima delle elezioni di Trump, il mondo era già un posto triste. Avevo la sensazione che l'umanità stesse perdendo la strada. Le elezioi americane sono lunghe, iniziano con le primarie dei partiti che sono lunghissime e poi ci sono le elezioni vere e proprie che sono altrettanto lunghe e anche se Trump non era ancora stato eletto il suo treno aveva già iniziato a muoversi.

SHOW HOST: Avevi preso sul serio la campagna elettorale di Trump due anni fa?

MG: Non l'ho presa estremamente sul serio però era lo stesso scioccante che stesse ricevendo tutta quell'attenzione, sembrava che potesse vincere la nomination e le cose sono diventate sempre più strane poi però è successo il patatrac in Siria, che sta continuando tuttora, la crisi dei rifugiati, tutto il Medio Oriente che sta collassando. Il mondo sembrava in una condizione peggiore di quanto non lo fosse stato per un lungo periodo di tempo. I russi stavano invadendo la Crimea e c'era la situazione in Ucraina che si stava sviluppando.

SHOW HOST: 'Spirit' è probabilmente l'album più rabbioso dei Depeche Mode. I componenti della band non si sono nascosti in tanti discorsi quando stavano anticipando l'uscita del disco e hanno espresso da subito le loro preoccupazioni e il disappunto per quanto avvenuto in Inghilterra prima, durante e dopo la votazione per l'uscita dei Regno Unito dall'Unione Europea. Andrew Fletch ha voluto ribadire le cose.

AF: Credo che tutta la band sia molto amareggiata, è stata l'Inghilterra di periferia perché Londra ha votato per la stragrande maggioranza per restare. Sono stati i piccoli paesini dove non ci sono immigrati, dove sono spaventati dall'idea che i paeselli vengano invasi e questo perché i giornali di destra gli dicevano questo. Siamo molto molto contrariati, soprattutto dal fatto che si sia trattato di una votazione 50 a 50. Credo personalmente che qualsiasi cambio a qualsiasi costituzione debba avere una proporzione minima di 60 a 40.

SHOW HOST: Non solo Inghilterra e Brexit però perché Martin Gore risiede a Santa Barbara in California. Precedentemente ha affermato che le preoccupazioni durante la stesura del disco arrivavano dalla situazione in Siria, da quella in Crimea, dalla situazione americana e dalla possibile elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti. C'è quindi un collegamento diretto tra le varie canzoni e i problemi che hai elencato?

MG: Non saprei collegare una canzone a un tema specifico. Tornando indietro potrebbero parlare di tutte quelle cose. Poi ci sono cose come la lotta per i diritti civili. La gente pensa che negli Stati Uniti le cose siano cambiate con il Civil Right Act del '64 ma l'unica cosa che è cambiata è che ora quando la polizia uccide un afroamericano – e l'anno scorso succedeva a cadenza settimanale – adesso ci sono telecamere e vedendo le riprese non sembra proprio che stessero facendo qualcosa di sbagliato.

SHOW HOST: Sono esperienze queste che hai vissuto personalmente o attraverso i media?

MG: Attraverso i media. Vivo a Santa Barbara e non so quando è l'ultima volta che la polizia ha ucciso un afroamericano. Ti posso garantire però che è successo, forse non con la frequenza settimanale che ha causato i disordini dell'anno scorso.

SHOW HOST: All'inizio della carriera i Depeche Mode rientravano in quell'insieme delle formazioni synth pop. Sentendo 'Spirit' viene da dire che l'universo di riferimento resta sempre quello della musica elettronica: loop di batteria, arpeggiatori, tanti suoni sintetizzati. Ma chi li ha visti dal vivo come la persona che li ha intervistati proprio il giorno dopo la prima esibizione in occasione dell'uscita sostiene che dal vivo la band inglese sia decisamente più rock.

AF: Non lo so, mi piace pensare che eravamo un po' diversi rispetto ad un normale show rock. Siamo sicuramente più rock di prima ma non arriverei a dire che abbiamo uno show rock. Anche qui credo che si debba ricollegare al nostro inizio: dove vivevamo c'era questo club in cui suonavamo il sabato sera ed era un locale dance quindi dovevamo far ballare la gente. È così che abbiamo imparato a far ballare il pubblico e oggi facciamo la stessa cosa.

SHOW HOST: A proposito di live, nella prima esibizione, Martin Gore, ha eseguito le due canzoni che nel disco non sono cantate da Dave Gahan e a quanto pare non sembrava molto contento di trovarsi a fare il solista.

MG: (ride) In realtà non sono un frontman quindi ci metto un po' di tempo per entrare nel mood e divertirmi quando faccio le parti da solo. Ieri sera ad esempio era la prima volta in trent'anni e abbiamo deciso di suonare quella canzone il giorno prima e l'avevamo suonata insieme solo poche volte quindi ero un po' nervoso. Più si andrà avanti con il tour più mi sentirò a mio agio e inizierò anche a divertirmi. Il nostro è un pubblico meraviglioso, cantano tutte le parole e ti lasciano una grande sensazione. Non lo farei per più di tre canzoni a concerto ma, come dicevo, non sono un vero frontman.

SHOW HOST: Sono due le canzoni che canti tu: 'Fail' che abbiamo già sentito e 'Eternal'. Quando e come decidete chi deve cantare le canzoni?

MG: Per me è abbastanza ovvio che Dave debba cantare praticamente tutte le canzoni. Poi come al solito ci sono una o due canzoni che magari non hanno bisogno di una voce così potente e aggressivamente soul. A volte serve qualcosa di più dolce. Però è sempre abbastanza ovvio, non è che ci sediamo a un tavolo e iniziamo una discussione a riguardo. Succede tutto in maniera abbastanza organica.